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andreazurlo

"Peccato che sia un vizio" - Viviana Gabrini

Prospero Editore, 2020.

Partiamo dalla fine: un racconto in cui l’autrice si immagina a colloquio con la Morte che sta per prendersela e le dice: “Si porti un oggetto, uno solo”. Viviana va all’armadio, prende il trolley, lo riempie di vestiti ma non le basta perché “Tutta l’eternità è un sacco di tempo, dovrò pure far qualcosa per non morire di noia, no?”. E così decide di portare con sé anche una borsa di tela, che riempie con dei libri e che consegna alla Morte la quale, sfiancata, se ne va. L’Autrice, malinconica, si rende conto che la Morte si è portata via la sua borsa di libri, compreso “Le memorie di Adriano”: “Toccherà ricomprarlo”, pensa.

Conosco Viviana da molti anni e non mi ha stupito ritrovare il suo libro preferito citato nel finale di un’opera in cui l’Animula vagula blandula, la piccola anima smarrita e soave (è il primo verso di una poesia scritta dallo stesso Adriano che Yourcenar riporta nel primo capitolo) è la protagonista di ogni racconto, che si legge tutto d’un fiato e quasi con fretta perché non vedi l’ora di sapere come va a finire. E’ un crescendo di attesa, fatto di minuziose ma semplici descrizioni di particolari e dettagli perché si sa, il diavolo è soprattutto nei dettagli. Quei dettagli che restituiscono alle piccole anime inizialmente smarrite e soavi, la loro vera natura: a voi lettori qualificarla. E, spesso, quando si arriva alla fine, si rimane con un gusto dolceamaro di sospensione: non sai se ti piace il finale non perché non sia scritto bene o perché banale o perché non sei d’accordo. Ma perché viene spontaneo immaginarsi altri scenari: si pensa che forse sarebbe potuta andare diversamente, forse il signore alla stazione avrebbe potuto dare alla donna il suo recapito, forse la donna, di fronte alla generosità dell’anziano, avrebbe potuto avere uno scrupolo di coscienza. E allora si torna indietro a rileggere perché magari, nella fretta di sapere come andava a finire, ci è sfuggito qualcosa rimasto in sospeso tra inconscio e consapevolezza. E non ci si rende conto che è solo il disagio nel non voler riconoscere e accettare che la natura umana è anche così: un continuo confronto tra bene e male in cui quasi mai si finisce in parità e molto spesso è il male a trionfare.

Ma chi sono le piccole anime smarrite e soavi raccontate da Viviana? Sono quelle che ci passano vicine o che ci vivono accanto, ognuna con una storia, finta o vera non importa perché ogni storia è verosimile: ti ci ritrovi, si viene coinvolti emotivamente e razionalmente e si rimane sospesi sul filo, tra realtà e immaginazione, vuoi perché si ha un vissuto simile, vuoi perché conosci qualcuno che ce l’ha, che sia un parente, un amico, un collega, i personaggi che Viviana dipinge con la penna sono spietatamente simili ai nostri conoscenti. E forse, anzi, senza dubbio, anche a noi.

Sospesi tra realtà e immaginazione: “Osservo le persone e poi cucio addosso a loro vite immaginarie, perché mi diverte. Perché non posso farne a meno. E perché, mediamente, le persone hanno vite noiose. Così piatte, così tristi, così abitudinarie... Io regalo loro qualche guizzo di vivacità. Coloro le loro esistenze”, spiega la protagonista di un racconto.

E mi sembra di vederla, quella protagonista, che ho identificato in Viviana stessa, seduta sulla panchina di una delle tante stazioni della sua vita di viaggiatrice, in attesa dell’ennesimo treno.

Sospesa e osservatrice di piccole anime smarrite e soavi, in attesa di essere raccontate. E, soprattutto, smascherate in poche righe con delicata prepotenza, sospesa tra ironia e cinismo. Il titolo del libro, “Peccato che sia un vizio” a mio parere incarna il vizio capitale di Viviana, che per me è un pregio: quello di non fare sconti a nessuno. In una delle nostre ultime chiacchierate, parlando di una conoscenza comune, l’ha descritto in questi termini: “Con uno così l’unica gioia è la vedovanza”. Sicuri che un vizio così sia un peccato?

Claudia Rocchini


Autrice: Viviana E. Gabrini vive in provincia di Pavia. Attrice e lettrice, insegna lettura

scenica. Tiene le rubriche La sviaggiatrice distratta, Comico Erotico Stomp, La

posta del pancreas, Fuori Posto e Rosso menopausa sul blog letterario Sdiario.

Nel 2015 ha pubblicato la raccolta di racconti I fili di Arianna (Primula Editore).

Presente in diverse antologie fra cui Storie e Misteri d’Oltrepò (Primula

Editore), Raccolta 2014-2016 (Sdiario), In viaggio e Di mari e tempeste

(Edizioni del Gattaccio), AltriVolti (raccolta di ritratti fotografici e racconti,

Sdiario).

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