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andreazurlo

L'ultimo caffè




Non sa come affrontarla. Anzi, non gli era mai venuto in mente che avrebbe dovuto sedersi di fronte a sua figlia, sommesso e parlare, spiegare, scusarsi. Qualcosa gli dice che sarebbe stato l'ultimo sguardo. Il bar si trova proprio davanti alla facoltà. Lui è seduto accanto alla vetrata a un tavolo in legno scuro che ricorda quei vecchi bar di un tempo, volutamente rétro. La musica, invece, è moderna, molto leggera, un misto d'inglese e spagnolo con parole che non pesano sul cuore.

Chiude gli occhi. Sente un dolore profondo, sa cosa ha fatto, lo sapeva anche prima, non ha mai perso il senso della realtà. Ora si strapperebbe le mani, ora è pentito. La scena torna alla sua mente, qualcosa preme sul suo petto, sotto la camicia bianca. Tira fuori dalla tasca il portafoglio e guarda la foto dei volti sorridenti delle sue due donne.

La vita doveva rimanere com'era, non poteva cambiare. Sua moglie, Anna, cercò di fargli capire che i sentimenti mutano, che nulla rimane statico. Le donne non capiscono nulla sui sentimenti maschili, le donne pensano di aver il monopolio sui sentimenti. Si conobbero quando erano diciottenni e da quel momento in poi, la vita per lui passava da lei, da Anna, anche se lei spesso dimostrava la sua insofferenza. Dopo la nascita della loro figlia, lui insistette per farla smettere di lavorare, lui voleva minare le sue certezze, per trattenerla ad ogni costo. Fino a poche ore prima.

Lo schermo del telefono s'illumina con un messaggio «Arrivo», scrive sua figlia. Lui sente qualcosa che gli trafigge il petto. «La morte dovrebbe cercarmi ora», pensa, ma sarebbe un regalo dal cielo fin troppo gentile.

Guarda fuori dalla vetrata. Il sole alto nel cielo scalda la giornata con toni dorati. Anna amava le giornate di sole. Con quel sole splendente risulta ancora peggio. Ricorda la pelle di Anna abbronzata, quella pelle che non avrebbe più baciato, quella pelle che lo rifiutava da troppo tempo, ma lui non accettava quel "no" detto da lei un'infinità di volte.

Vede sua figlia sul marciapiede opposto, parla con una coppia di ragazzi. Muove la testa, sorride con quel suo gesto, così simile a sua madre. Ha soltanto vent’anni, non potrà dirle che l'ha fatto per lei, perché lui ha sempre fatto tutto per sé, anche il sesso senza amore degli ultimi anni era per se stesso. Una brava ragazza, una buona figlia.

Durante il tratto di strada da casa ha pensato alle parole giuste da dire, ma non ci sono parole giuste. Ormai sono passate due ore, centoventi minuti di una bella mattina soleggiata. Ora vorrebbe cancellare quelle due ore, per dare una chance ad Anna e dirle che non c'era scelta, che loro avevano giurato di stare insieme per sempre, che la vita è quella.

Vede sua figlia attraversare la strada. Porta gli occhiali da sole e i capelli castani sciolti che sbrilluccicano sotto il sole. È una bella ragazza, come sua madre.

Entra nel bar, lo vede e alza la mano per salutarlo. Lei si avvicina al tavolo, non sorride, si toglie gli occhiali, ha un'espressione stupita e seria. Suo padre non è mai stato capace di farle una sorpresa gradevole, un uomo egoista e lontano.

Lui la guarda intensamente e abbassa lo sguardo verso le sue mani, quelle stesse mani che due ore prima avevano ucciso la madre di sua figlia.

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