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  • andreazurlo

Io Capitano" film di M. Garrone, Leone di Argento a Venezia.



Andrò controcorrente: non mi è piaciuto.

È vero che questo film ha il pregio di raccontare una storia di tratta di persone e migranti (risaputa in tutti i suoi dettagli da qualche decennio), ma lo trovo inconsistente.

Non mi ha emozionato.

Inizio dalle figure femminili: le donne hanno un protagonismo marginale, sono “mamme” (molto italiano) e non vengono mai nemmeno sfiorate con un dito, non vengono stuprate, non soffrono violenze, non vanno fatte prostituire…Nemmeno ci fa intuire cosa può capitare ad una donna in quelle circostanze, in mezzo a quei ceffi ottusi, insomma, piuttosto irreale.

I trafficanti sono cattivi, i soliti cattivi che fumano e giocano a carte, sono violenti e godono torturando… sarà vero, ma è molto scontato.

La narrazione è piatta, senza climax, con degli elementi onirici per me scollegati (guarda un po’, sempre con riferimento a figure femminili e mamme). Manca spessore ai personaggi e forza interpretativa, sembra pensato per assecondare il desiderio di uno spettatore che non vuole andare oltre, che soffre quei pochi minuti e fa un lavaggio di conscienza (che poi le disgrazie del mondo non sono colpa nostra dei comuni mortali, con quel poco potere decisionali che ci da il voto).

Ho letto delle recensioni che fanno di questo film un manifesto politico (mi sembra esagerato), parlano del “rispetto che dobbiamo al migrante che deve lasciare tutto”… se permetete questa “scelta” la fanno tutti i migranti (anche quelli con passaporto europeo, sebbene non attraversino a piedi il Sahara o Darien, ma può essere comunque dolorosa). Il tema principale del film per me resta la tratta di persone e non un pietoso sentimento dolciastro pro migrazione.

Il problema del traffico di persone è un dramma mondiale. La tratta frutta più di 150 miliardi di dollari l’anno, di cui oltre 50 provengono direttamente dallo sfruttamento del lavoro: una cifra che si piazza in cima alla classifica dei traffici illegali nel mondo. Il 46% degli individui trafficati è costituito da donne, il 20% da uomini, il 19% da bambine e il 15% da bambini (le donne, quindi, formano il 65% di questo disgraziato esercito), ma in questo film vediamo soltanto quel 20% maschile, peccato... Da questi dati, comunque, si evince chiaramente che le forze politiche dovrebbero lottare contro i trafficanti e non contro i trafficati.

La questione dell’immigrazione è molto spinosa e complessa per trattarla leggermente, è anche complessa per un film che soltanto graffia la superficie. La funzione dell’arte è anche quella di denunciare, quindi ben venga il tentativo, ma, nella mia opinione, “Io capitano” non emoziona e non ti da un pugno nello stomaco, non punta il dito e non compie quel tentativo di “svegliare coscienze” (che poi si sa, le coscienze sveglie oggi sono pronte ad assopirsi domani).

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