Ferma, immobile, neanche un respiro.
Mi controllo i piedi, la punta di un dito esce dal pizzo rosso, lo ritiro velocemente come il musetto di un coniglio nella tana.
Aspetto.
Un sospiro mi esce involontario e un ricciolo cade sulla spalla.
Ferma, ferma. Devo essere come un’ancora che con le sue catene imprigiona una nave, come una statua che si erge orgogliosa sul suo piedistallo, come il tronco di un albero centenario. Inamovibile.
Devo diventare invisibile.
«Gioia, Gioiaaaaa»
La voce risuona nella stanza, il tono non è più lieve e giocoso come poco fa, ora si è infilato dentro un moto di preoccupazione. Ma io non cederò. Anzi, mi viene quasi da ridere; sussulto appena e poi mi blocco. La sottana di pizzo davanti a me sobbalza, con la coda dell’occhio guardo verso lo specchio e vedo il volto di mia nonna cambiare espressione.
«Gioia, ma com’è possibile che non ti ho vista, prima?»
Sono stata scoperta, chi fungeva da copertura non ha assolto bene al suo compito. O forse è lo specchio che mi ha tradita?
La nonna mi prende in braccio e inizia a sbaciucchiarmi e sgridarmi allo stesso tempo.
«Ma come hai fatto a stare così ferma per tutto questo tempo? Proprio tu! Siete grandi uguali, voi due… se non fosse stato per lo specchio!»
Allora non è stata lei a tradirmi. Le strizzo l’occhio mentre lasciamo la camera da letto e ci rechiamo in cucina per la merenda. Sono felice per l’avventura: sono stata invisibile per lunghi ed emozionanti minuti.
Mentre io fui comunque premiata con un panino al cioccolato, la damina venne deposta dal suo trono. Un peccato. Mia nonna disse che l’usanza di tenere una bambola adagiata sul letto, con quell’ampia gonna a ruota, non le piaceva più. Io mi rammaricai, ma non riuscii a difenderla. Era stata mia complice, ignara forse, ma sempre mia complice. A volte ripenso ancora a quella stanza, il letto di legno, il comò ricoperto di centrini, santini, foto di famiglia e la solitaria dama sul letto, con lo sguardo sempre rivolto verso la porta come a inseguire un soffio di libertà.
La sua vita in fondo era tutta lì. Certo, non male, sempre vestita di un abito all’apparenza lussuoso, come una piccola principessa, e deposta tra morbidi cuscini. Ricordo che, quando la spingevo per farla addormentare, si chiudevano gli occhi per poi riaprirsi con uno scatto appena mia nonna arrivava e, redarguendomi, la ritirava su. A volte le alzavo la sontuosa gonna e rimanevo affascinata da quelle culottes di pizzo, perfettamente ricamate e ornate, anche se nessuno le avrebbe mai viste. Provai anche a sfilargliele, un giorno, per sostituirle con le mie austere mutandine rosa pallido. Ma anche quella volta fui scoperta.
Non capivo perché fosse considerata di rango superiore ai comuni giocattoli, e questa cosa se da un lato m’indispettiva dall’altro mi portava a una specie di venerazione. D’altronde, si sa, ciò che è proibito attira, e io non ero certo un’eccezione alla regola. Avevo decine di bambole, ma quella era diversa: per me era unica. Ricordo che, all’epoca, spesso quelle pupattole erano il premio più ambito nei banconi della lotteria al Luna Park; forse fu proprio così che arrivò nella casa dei miei nonni. Ma di questo non sono certa.
Sono contenta che non siano più di moda. A pensarci ora ci trovo quasi un che di macabro nella sua figura. Però, allora, la guardavo e pensavo fosse bellissima, così truccata, così donna.
Soprattutto le ero grata per quel dono che ancora oggi ricordo con affetto: l’invisibilità. È uno stato che ho inseguito spesso, negli anni, quello di essere trasparente agli occhi degli altri, al mondo. Purtroppo non sono più riuscita a concretizzare il mio proposito bene come in quel frangente.
A un certo punto si cresce e non c’è più nulla dietro cui ci si può nascondere. Bisogna affrontare la vita, rivelarsi. Almeno così mi hanno detto...
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Breve biografia
Manuela Chiarottino è nata in provincia di Torino. Dopo essere arrivata finalista a diversi concorsi, ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Recentemente, finalista nel concorso Verbania for Women 2015 e vincitrice del concorso “Fiori di acciaio”, indetto da Triskell Edizioni. Ala anche dipingere su ceramica o legno, e creare quadri di sabbia. Il suo primo romanzo, "Arriveranno le farfalle", è tradotto anche in spagnolo. Ha pubblicato dei racconti lunghi nella collana Chic & Chick Delos, il romanzo “Ancora prima di incontrarti” per la collana emozionante YouFeel Rizzoli e da poco una raccolta di racconti “Melodie del cuore”, che sarà presente al Salone di Torino, scritta a quattro mani con un altro autore.